Il lavoro, bene intimamente relazionale. Per un nuovo ethos del lavoro

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Nella sua Caritas in Veritate, Papa Benedetto XVI pone un chiaro sigillo sulla relazionalità e sulla fraternità come fondamenti antropologici del vivere sociale. Pur nella sua continuità con la tradizione, una delle novità più importanti introdotte dall’enciclica è la proposta di estendere la visione di persona come individuo che si realizza solo “in relazione” con altri uomini a tutte le diverse dimensioni della vita sociale, non solo quindi alla società civile, ma anche allo Stato e alla politica, nonché al mercato e all’economia, e pertanto anche al lavoro. Il portato di questa proposta è che si rinsalda il concetto di lavoro come luogo privilegiato in cui vivere la relazionalità nel rapporto con se stessi, con l’altro e con i fini ultimi dell’esistenza. Il contesto del lavoro è infatti ampiamente caratterizzato dalla relazione interpersonale, che l’enciclica propone diventi “relazione di fraternità”, mai puramente strumentale o utilitaristica, ma sempre comunitaria, finalizzata al bene comune e basata non solo sui meccanismi dello scambio e della redistribuzione, ma anche del dono e della gratuità, in una parola della reciprocità.

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