Jacques Maritain (1882-1973) è stato una dei maggiori filosofi del Novecento. Dopo una
prima formazione scientifica in Sorbona, Maritain si avvicina alla filosofia divenendo allievo di
Henri Bergson. Convertitosi al cattolicesimo grazie all’incontro con Leon Bloy, si mette quindi alla
scuola di Tommaso d’Aquino divenendone un originale interprete. Il suo impegno intellettuale è
stato contraddistinto dalla capacità di sviluppare una lettura attenta del proprio tempo, cogliendone
le inquietudini profonde e mettendo gli strumenti del sapere filosofico al servizio della vita
nella sua concretezza e complessità.
Maritain è noto soprattutto per la sua riflessione etico-politica (cfr. Umanesimo integrale, 1936; I diritti dell’uomo e la legge naturale, 1942; La persona e il bene comune, 1947; L’uomo e lo stato, 1951; La filosofia morale, 1969); la sua produzione filosofica si estende però a numerosi altri campi del sapere: dall’estetica (cfr. Arte e scolastica, 1920; L’intuizione creatrice nell’arte e nella poesia, 1953) all’ontologia (cfr. Sette lezioni sull’essere, 1934; Breve trattato dell’esistenza e dell’esistente, 1947); dall’epistemologia (cfr. Distinguere per unire o i gradi per sapere, 1932) alla filosofia dell’educazione (cfr. L’educazione al bivio, 1943); fino alla riflessione ecclesiologica (cfr. Il contadino della Garonna, 1973).
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In questo breve saggio del 1967 (si tratta, in realtà, del testo di una conversazione tenuta a Kolbsheim e pubblicata in Nove et Vetera 4/1967), Maritain discute...
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