Confessioni religiose ed Unione europea dopo il Trattato di Lisbona

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Il transito dall’“Unione economica” all’”Unione dei diritti” ha contribuito in modo determinante
alla creazione di un “diritto ecclesiastico europeo” che – pur rispettando e non pregiudicando
le peculiarità storiche e giuridiche che caratterizzano ogni Stato membro nella materia dei rapporti con le Chiese – ha consentito agli organi comunitari di farsi carico della tutela della libertà religiosa di cittadini e residenti dell’UE. Tale mutamento di prospettiva non è peraltro ancora compiuto definitamente, stante le gravi incertezze interpretative relative all’art. 17 del TFUE ed al suo ruolo nella costruzione di una politica ecclesiastica europea.

The transit from “Economic Union” to “Union of rights” contributed significantly to the creation of a “european ecclesiastic law” which – while respecting and not jeopardizing the historical and legal peculiarities that characterize each Member State with regard to the relations with the Church – allowed Communitarian organs to take responsibility of the protection of the religious freedom of citizens and residents in the EU. This change of perspective is not yet complete, due to the serious interpretative uncertainties related to the art. 17 of TFEU and to its role in the creation of a European ecclesiastic policy.

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