Il (non) conflitto degli “io” e la fatica di essere (un) “sé”. Social network e disordine delle identità

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Immersi in quello che pare configurarsi sempre più come un grandioso sistema di distrazione di massa, dalla cacofonia assordante, che ci rende stremati, tristi e aggressivi, i social media
offrono un ambiente “ideale” per chi avverte la fatica di costruire una narrazione coerente dei propri vissuti e pensa di ridurre l’integralità di se stesso esclusivamente all’esposizione di sé. Ciò non consente soltanto l’esperienza di poter essere “tanti”, quanto la possibilità di esserli “tutti”, senza avvertire la necessità di scegliere chi essere realmente. Succede così che non ci interessa nemmeno più corrispondere interiormente a ciò che esteriormente ci capita di essere. Tra le pieghe di questo fenomeno, che inevitabilmente coinvolge in modo particolare i giovani, si sta annidando un conflitto che rischia persino di non essere più percepito come tale, costringendoci ad aggiornare il tema pirandelliano del nostro essere “uno, nessuno, centomila”.

Dipped in a great system of mass distraction, that makes us exhausted, sad and aggressive, social media offer a trouble place for building a narration of our lives and identities, because they really are generative of a conflict about the identity, a conflict that risks not to be warned as such. It is possibile, in social media, to be so many different identities, also, to be them all at the same time,
without warning the necessity to choose who to really be: the challenge for the future is to live this new digital place with responsibility.

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