Insopportabile o inevitabile eccedenza? La via etica dell’ebraismo contemporaneo per un’Europa delle genti

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L’ebraismo si dà nella storia, e ancor più nel mondo moderno e contemporaneo, come espressione
della massima identità di popolo ma anche come sofferta rappresentazione di una diaspora
che pone l’ebreo fuori da ogni luogo. In questo senso l’ebraismo diviene paradigma di un
rifiuto dell’identità nazionalistica ed etnocentrica come della neutralità impersonale di matrice
totalitaria, elementi da cui nasce anche il progetto europeo nel superamento delle tragiche divisioni otto-novecentesche. Sul piano propositivo nella molteplicità di correnti ebraiche di pensiero relative alla dimensione politica, riflesso della dispersione di visuali rispetto al fenomeno
sionista, l’ebraismo consegna alla strategia europea un riferimento ineliminabile all’etica, che
diviene anche per il politico motore di coabitazione e giustizia generate nella prossimità ed
edificate nell’arena pubblica.

Judaism is considered in history, and even more so in the modern and contemporary world, as an expression of the highest identity of people, but also as a suffered representation of a diaspora that places the Jew out of any context. In this sense, Judaism become a paradigm of the rejection of a nationalistic and ethnocentric identity, as well as of a totalitarian impersonal neutrality, that led to the European accomplishment of overcoming the tragic divisions of the nineteenth and twentieth centuries. There is a variety of Jewish schools of thought, related to the political dimension, which proves the presence of a multitude of visions contrary to the Zionist phenomenon; Judaism refers to ethics, which becomes in the political dimension the engine for cohabitation and justice, established in a private and public context.

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